Le Dee della Primavera
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Le Dee della Primavera
Ci stiamo avvicinando al'equinozio di primavera, la Natura si risveglia, dipingendo cielo e terra con sfumature pastello.
L'aria ancora un po' fredda, e porta in noi come in soffi di vento, il profumo di erba.
Qua e là...timidi ciuffi di primule alzano timide il loro capo colorato di giallo...e sui rami di molti arbusti spuntano le prime gemme.
Ho pensato di porgere un omaggio alla stagione che sta arrivando, ricordando le alcune tra le divinità femminili, per il concetto di creazione che contraddistingue questo periodo dell'anno.
E' sempre interessante tuffarsi tra le differenti mitologie, e trovare sempre un punto comune, un frammento che risuona in noi, la sensazione di nascita e di novità che caratterizza ciò che sta arrivando a noi.
Haryn-Sha
I popoli del Nord Europa, ad esempio, che erano particolarmente legati alla natura con i suoi ritmi, accoglievano la primavera identificandola in Oestara, o Eostre, giovane dea celtica dall’aspetto di una fanciulla.
La dea, archetipo di madre natura stessa, veniva rappresentata con fiori tra i capelli e abiti colorati come i prati a primavera, simbolo stesso della giovinezza e di tutte le sue più belle qualità.
Il suo nome significa stella dell’Est, e questo ci riconduce a Venere, la stella del mattino e ad Afrodite, la dea dell’amore.
Eostre dà il nome alla pasqua (che in ingelse si chiana Easter) e molte delle tradizioni cristiane hanno le loro origini proprio in questa giovane ma antica dea sassone.
I suoi simboli sono sono le lepri e le uova, infatti una dolce leggenda narra che un leprotto voleva così piacere a Eostre che lasciava in giro uova dipinte con i colori dell’arcobaleno per lei. Quando si presentò a lei con il suo dono lei fu così contenta che desiderò condividere la sua gioia con tutti gli uomini della terra e chiese al leprotto di andare in giro per il mondo a donare le uova colorate, e forse per questo ancora oggi noi le decoriamo.
Conigli e lepri sono noti simboli di fertilità e la Dea veniva rappresentata dagli antichi con un coniglio nella luna piena.
Dunque la lepre di Eostre, che deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, si è trasformata nell'odierno coniglio pasquale che porta in dono le uova di cioccolato.
L’uovo a sua volta è un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita.
In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. E’ l'"Uovo del mondo" covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L'uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, e rappresenta ciò che contiene la potenzialità di tutto ciò che esiste e in seguito si manifesta.
Non a caso la nascita del mondo da un uovo cosmico veniva celebrata presso molte civiltà in corrispondenza con la festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne.
Per l’antica Grecia invece l’arrivo della primavera era connesso al mito del ritorno di Persephone dal regno notturno, dove era regina.
La Dea era caratterizzata da due aspetti: era Kore, la fanciulla, la figlia quasi indistinta dalla madre, ed era Persephone,Regina degli Inferi, sapiente Guida dell’aspetto oscuro delle cose.
"Io sono Kore: la giovinezza, l’innocenza, la leggerezza.
Sono la Dea del Fiore, una stagione nella natura e nella vita di ogni donna.
Io ho conosciuto l’oscurità dell’Ade, ho assaggiato i chicchi della melagrana
ritrovando così il mio nome: Persefone, la Terribile,
Silenziosa Signora del Regno dei Morti.
Solo dopo aver varcato la soglia del buio,
traversato il mondo delle ombre, posso risalire alla luce
tenendo fra le mani la sacra melagrana,
simbolo dell’eterno ritorno" (Omero).
Kore/Persephone era la sola figlia di Demetra e la sua vicenda mitica si snoda intorno al suo rapimento da parte di Ade, fratello sotterraneo di Zeus, la disperazione di Demetra per il distacco (che coincide con la stagione invernale sulla terra) e il loro ricongiungimento che dà l’avvio al ciclo stagionale, sancendo che Kore trascorra due stagioni all’anno – primavera ed estate - con la madre (che per la felicità restituisce la fecondità alla Terra) ed una –autunno/inverno – con Ade nel regno dei morti.
Tutto questo divenne il fulcro dei Sacri Misteri Eleusini, che venivano celebrati in prossimità dell’equinozio d’autunno (la discesa di Persephone) e dell’equinozio di primavera (il suo ritorno).
Dunque Kore rappresenta la primavera, la giovinezza, la fase di luna crescente.
Su un piano psicologico la primavera è il riflesso della freschezza, l’ingenuità e la spensieratezza di quella fase della vita in cui non vi è ancora la presa di responsabilità e l’immaginazione regna sovrana.
Di fatto Kore non è poi così ingenua e il suo cogliere il fiore proibito è sintomo del suo desiderio di diventare donna, di spezzare il cordone ombellicale che la lega alla madre e di trovare la sua strada. Tuttavia ogni pulsione è ancora inconscia, non pienamente riconosciuta sul piano della consapevolezza. Esattamente come la primavera, dove i fiori sui rami degli alberi vivono nella pienezza della loro essenza e sembrano inconsapevoli del fatto che un giorno diventeranno frutti.
Il mito di Kore-Persephone pone l’accento sulla ciclicità della vita, e sulla possibilità che ha ogni donna di ritornare fanciulla più e più volte nella vita.
Per la sua vibrante sensualità, per la bellezza e per la giovane età, Oshun è la dea africana che più somiglia a Venere. Figlia di Jemanja, Oshun è la patrona dell’amore, della sensualità e della danza.
La più bella tra le belle, Oshun sprizza femminilità da ogni poro della pelle e nell’iconografia più autentica viene rappresentata come una splendida giovane mulatta, sempre allegra e sorridente, amante della danza, e delle feste, ove si reca sempre accompagnata dal suono dei suoi campanelli.
I giapponesi hanno una predilezione per i ciliegi in fiore e così Kono-Hana-Sakuya-Hime era la loro dea del ciliegio, il suo nome significa “la signora che fa fiorire gli alberi”.
Yaya-Zakura è un’altra dea giapponese dell’albero di ciliegio. Essa era una bella e giovane dea di primavera che restava nubile finchè la sua bellezza durava e si prendeva degli amanti solo quando i suoi petali erano caduti.
Per gli indù è Ushas la dea alba, chiamata talvolta Urvasi. Essa aveva la fama di restare sempre giovane, ma di fare invecchiare gli uomini al suo fianco. Ogni mattina compariva denudandosi lo splendente seno che riempiva di luce il cielo. Si diceva fosse la madre o l’amante del sole.
Per completare questa panoramica di dee appartenenti ad altre tradizioni, ricorderemo anche Xochiquetzal, la dea azteca dei fiori e della sensualità di primavera. Le calendule erano i suoi fiori prediletti ma amava tutte le piante e tutte le creature di un amore tanto passionale da esser talora chiamata madre cagna. Altri suoi appellativi erano “fiore dalla ricca piuma”, “fiore penna”, e “signora dalla veste azzurra”. Molto amata dalle donne azteche, era onorata con figurine di terracotta che la mostravano con penne nei capelli.
Fonte: http://www.ilcerchiodellaluna.it/
L'aria ancora un po' fredda, e porta in noi come in soffi di vento, il profumo di erba.
Qua e là...timidi ciuffi di primule alzano timide il loro capo colorato di giallo...e sui rami di molti arbusti spuntano le prime gemme.
Ho pensato di porgere un omaggio alla stagione che sta arrivando, ricordando le alcune tra le divinità femminili, per il concetto di creazione che contraddistingue questo periodo dell'anno.
E' sempre interessante tuffarsi tra le differenti mitologie, e trovare sempre un punto comune, un frammento che risuona in noi, la sensazione di nascita e di novità che caratterizza ciò che sta arrivando a noi.
Haryn-Sha
Eostre
I popoli del Nord Europa, ad esempio, che erano particolarmente legati alla natura con i suoi ritmi, accoglievano la primavera identificandola in Oestara, o Eostre, giovane dea celtica dall’aspetto di una fanciulla.
La dea, archetipo di madre natura stessa, veniva rappresentata con fiori tra i capelli e abiti colorati come i prati a primavera, simbolo stesso della giovinezza e di tutte le sue più belle qualità.
Il suo nome significa stella dell’Est, e questo ci riconduce a Venere, la stella del mattino e ad Afrodite, la dea dell’amore.
Eostre dà il nome alla pasqua (che in ingelse si chiana Easter) e molte delle tradizioni cristiane hanno le loro origini proprio in questa giovane ma antica dea sassone.
I suoi simboli sono sono le lepri e le uova, infatti una dolce leggenda narra che un leprotto voleva così piacere a Eostre che lasciava in giro uova dipinte con i colori dell’arcobaleno per lei. Quando si presentò a lei con il suo dono lei fu così contenta che desiderò condividere la sua gioia con tutti gli uomini della terra e chiese al leprotto di andare in giro per il mondo a donare le uova colorate, e forse per questo ancora oggi noi le decoriamo.
Conigli e lepri sono noti simboli di fertilità e la Dea veniva rappresentata dagli antichi con un coniglio nella luna piena.
Dunque la lepre di Eostre, che deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell'anno, si è trasformata nell'odierno coniglio pasquale che porta in dono le uova di cioccolato.
L’uovo a sua volta è un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita.
In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. E’ l'"Uovo del mondo" covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L'uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, e rappresenta ciò che contiene la potenzialità di tutto ciò che esiste e in seguito si manifesta.
Non a caso la nascita del mondo da un uovo cosmico veniva celebrata presso molte civiltà in corrispondenza con la festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne.
Kore
Per l’antica Grecia invece l’arrivo della primavera era connesso al mito del ritorno di Persephone dal regno notturno, dove era regina.
La Dea era caratterizzata da due aspetti: era Kore, la fanciulla, la figlia quasi indistinta dalla madre, ed era Persephone,Regina degli Inferi, sapiente Guida dell’aspetto oscuro delle cose.
"Io sono Kore: la giovinezza, l’innocenza, la leggerezza.
Sono la Dea del Fiore, una stagione nella natura e nella vita di ogni donna.
Io ho conosciuto l’oscurità dell’Ade, ho assaggiato i chicchi della melagrana
ritrovando così il mio nome: Persefone, la Terribile,
Silenziosa Signora del Regno dei Morti.
Solo dopo aver varcato la soglia del buio,
traversato il mondo delle ombre, posso risalire alla luce
tenendo fra le mani la sacra melagrana,
simbolo dell’eterno ritorno" (Omero).
Kore/Persephone era la sola figlia di Demetra e la sua vicenda mitica si snoda intorno al suo rapimento da parte di Ade, fratello sotterraneo di Zeus, la disperazione di Demetra per il distacco (che coincide con la stagione invernale sulla terra) e il loro ricongiungimento che dà l’avvio al ciclo stagionale, sancendo che Kore trascorra due stagioni all’anno – primavera ed estate - con la madre (che per la felicità restituisce la fecondità alla Terra) ed una –autunno/inverno – con Ade nel regno dei morti.
Tutto questo divenne il fulcro dei Sacri Misteri Eleusini, che venivano celebrati in prossimità dell’equinozio d’autunno (la discesa di Persephone) e dell’equinozio di primavera (il suo ritorno).
Dunque Kore rappresenta la primavera, la giovinezza, la fase di luna crescente.
Su un piano psicologico la primavera è il riflesso della freschezza, l’ingenuità e la spensieratezza di quella fase della vita in cui non vi è ancora la presa di responsabilità e l’immaginazione regna sovrana.
Di fatto Kore non è poi così ingenua e il suo cogliere il fiore proibito è sintomo del suo desiderio di diventare donna, di spezzare il cordone ombellicale che la lega alla madre e di trovare la sua strada. Tuttavia ogni pulsione è ancora inconscia, non pienamente riconosciuta sul piano della consapevolezza. Esattamente come la primavera, dove i fiori sui rami degli alberi vivono nella pienezza della loro essenza e sembrano inconsapevoli del fatto che un giorno diventeranno frutti.
Il mito di Kore-Persephone pone l’accento sulla ciclicità della vita, e sulla possibilità che ha ogni donna di ritornare fanciulla più e più volte nella vita.
Ochun
Per la sua vibrante sensualità, per la bellezza e per la giovane età, Oshun è la dea africana che più somiglia a Venere. Figlia di Jemanja, Oshun è la patrona dell’amore, della sensualità e della danza.
La più bella tra le belle, Oshun sprizza femminilità da ogni poro della pelle e nell’iconografia più autentica viene rappresentata come una splendida giovane mulatta, sempre allegra e sorridente, amante della danza, e delle feste, ove si reca sempre accompagnata dal suono dei suoi campanelli.
Kono-Hana-Sakuya-Hime
I giapponesi hanno una predilezione per i ciliegi in fiore e così Kono-Hana-Sakuya-Hime era la loro dea del ciliegio, il suo nome significa “la signora che fa fiorire gli alberi”.
Yaya-Zakura è un’altra dea giapponese dell’albero di ciliegio. Essa era una bella e giovane dea di primavera che restava nubile finchè la sua bellezza durava e si prendeva degli amanti solo quando i suoi petali erano caduti.
Ushas
Per gli indù è Ushas la dea alba, chiamata talvolta Urvasi. Essa aveva la fama di restare sempre giovane, ma di fare invecchiare gli uomini al suo fianco. Ogni mattina compariva denudandosi lo splendente seno che riempiva di luce il cielo. Si diceva fosse la madre o l’amante del sole.
Xochiquetzal
Per completare questa panoramica di dee appartenenti ad altre tradizioni, ricorderemo anche Xochiquetzal, la dea azteca dei fiori e della sensualità di primavera. Le calendule erano i suoi fiori prediletti ma amava tutte le piante e tutte le creature di un amore tanto passionale da esser talora chiamata madre cagna. Altri suoi appellativi erano “fiore dalla ricca piuma”, “fiore penna”, e “signora dalla veste azzurra”. Molto amata dalle donne azteche, era onorata con figurine di terracotta che la mostravano con penne nei capelli.
Fonte: http://www.ilcerchiodellaluna.it/
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